Buongiorno readers, oggi vi parlo di uno dei libri che ho letto per l’imminente giorno della memoria. Un libro ispirato ad una storia vera che si insedierà nel vostro cuore senza più lasciarlo.
Ispirato a una storia vera.
In una mattina come tante del 1943, Helene Hannemann sta accompagnando i suoi figli a scuola, quando la polizia tedesca la intercetta e la costringe a tornare sui propri passi.
Prende corpo così la sua paura più oscura: gli agenti delle ss intendono infatti prelevare i suoi cinque bambini e suo marito, di etnia rom. Anche se è tedesca, Helene si rifiuta di essere separata dalla famiglia e decide di affrontare insieme ai suoi cari un destino che non avrebbe potuto immaginare nemmeno negli incubi più spaventosi.
Dopo una terribile marcia attraverso il continente, Helene e la sua famiglia arrivano ad Auschwitz e si ritrovano a essere diretti testimoni degli orrori nel campo di concentramento nazista. Suo marito Johann viene portato via, lei e i figli invece vengono assegnati alla sezione del campo destinata ai rom.
Helene, in quanto tedesca e infermiera, ha però un trattamento privilegiato e lo spietato dottor Mengele le propone di gestire un asilo per i piccoli prigionieri.
Fisicamente ed emotivamente provata, Helene diventerà per loro un rifugio: con la sua vita darà una straordinaria prova di gentilezza e altruismo in grado di illuminare il momento più buio della storia dell’umanità.
Ispirato alla storia vera di una donna che ha sacrificato tutto per salvare le vite innocenti dei bambini di Auschwitz.
Quando ogni speranza sembra vana un singolo gesto può cambiare il mondo.
Voglio iniziare questa recensione appuntandovi subito una differenza tra la narrazione del libro e la storia vera, è certamente un spoiler ma penso che in questo contesto possiamo lasciarcelo scappare.
Infatti, se nel libro si salverà uno dei figli di Helene ‘‘perché il lettore potesse conservare un briciolo di speranza’’ come afferma Escobar nelle Note storiche in appendice alla storia; nella storia vera Helene sceglierà di non abbandonare i propri figli, come proposto dagli stessi tedeschi, e perciò sarà condannata alla camera a gas insieme ai bambini.
“Quando il veicolo cominciò a muoversi, Helen si strinse ai suoi figli più piccoli e, mentre tutti gli altri prigionieri piangevano o si battevano il petto, tremando per la paura di finire nelle camere a gas, lei si mise a cantare una ninnananna. “
— Dal libro.
Ho scelto di lasciarvi proprio questa citazione perché il grande cuore di Helene, che viene ampliamente mostrato nella storia è di grande valore e insegnamento che l’amore può tutto in questa vita.
Ho trovato per caso questo libro tra la miriade di proposte per questo ricordo, era un libretto piccolo e forse all’occhio scialbo, forse per la sua vecchia copertina, eppure ho fatto la scelta giusta.
E’ passione, indignazione e commozione.
E’ un libro che deve essere letto, ti entra dentro e ti scuote. Ogni avvenimento è descritto con attenzione, le parole sono scelte con cura e forse messe lì con gentilezza proprio per dar onore e ricordo alle vere persone che rappresentano e a cui si ispirano.
La ninnananna di Auschwitz è un libro a dir poco unico, il significato che si cela dietro questo titolo non è semplicemente una ninnananna ma una lode alla vita stessa e a ciò che di bello c’è nel poterla vivere.
Consiglio la lettura di questo libro, è una storia d’impatto che mostra la realtà dei fatti e che le dure scelte naziste non hanno fatto sconti nemmeno tra i cosiddetti ariani.
Voto: 📚📚📚📚📚/5
La vostra Clara!
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