Buongiorno readers! Oggi torno con una recensione di un libro appartenente a un genere letterario ambiguo. C’è chi lo ama e chi lo odia, chi lo critica e chi lo difende. Sto parlando del dark romance e il libro in questione è Prigioniera del diavolo di Celia Aaron.
Prigioniera del diavolo di Celia Aaron
Sto per sposarmi.
Dovrebbe essere un momento felice, invece provo solo paura mentre percorro la navata verso un uomo che mi vuole solo per i miei vincoli familiari. Ma la cerimonia viene interrotta quando Matteo Milani entra nella cattedrale, uccide il mio promesso sposo e mi prende per sé.
Matteo è la persona più fredda, violenta e malvagia che io abbia mai conosciuto. È la personificazione del diavolo con un bel viso e degli occhi che mi perseguitano durante il sonno, ma anche da sveglia. È impossibile sfuggire alla sua stretta, ma anche se riuscissi a scappare Matteo mi troverebbe e mi trascinerebbe di nuovo in questo inferno.
Vuole possedermi e rubare pezzi della mia anima con le sue parole crudeli e il suo modo di fare infervorato.
Le sue motivazioni sono sinistre, i suoi metodi calcolati. Lo odio più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Ma la parte di questo incubo che mi spaventa di più è il modo in cui mi fa dimenticare il mio odio, riuscendo a scatenare il mio piacere e spingendomi a desiderarlo, mentre dovrei volerlo morto.
Nota di Celia: si tratta di un romanzo autoconclusivo sulla mafia con tematiche, linguaggio e situazioni dark, con scene crude sin dalle prime pagine.
Una villa, una vendetta e una principessa della mafia
La storia si sviluppa quasi nella sua interezza all’interno della villa di Matteo Milani, il protagonista maschile, dove Lucrezia Fontana viene condotta dopo essere stata obbligata a sposarlo. Lei è una principessa della mafia, che vorrebbe solamente fare una vita normale, lui un uomo spietato e misterioso, che ha costruito il suo impero con un unico obiettivo: la vendetta.
«Una Fontana nelle mie mani, da logorare a mio piacimento. Sto aspettando questo giorno da molto, molto tempo.»
Inizialmente, per i non avvezzi al genere, ciò che succede potrebbe far storcere il naso. Come spesso accade per i dark romance, la linea fra adesione e violenza è sottile, ma bastano i pochi capitoli iniziali perché questa situazione cambi.
Word building e situazioni familiari mafiose
Il libro è collocato ai giorni nostri e ambientazione e world building sono appena accennati. L’autrice ci fornisce qualche informazione sulle famiglie mafiose e alcuni dei loro membri, ma si limita solo a questo. Questa scelta però non stona, in quanto ciò che accade intorno alla villa serve solo come sottotrama e come “colpo di scena” finale, ma non è importante ai fini dello sviluppo dei rapporti tra Matteo e Lucrezia.
La loro storia d’amore procede molto velocemente. È tipico dei dark romance che l’attrazione sia istantanea, ma ho avuto l’impressione che mancasse uno sviluppo a livello dei loro sentimenti, soprattutto quelli che riguardano la protagonista.
Personaggi interessanti con qualche difetto
Matteo ci viene presentato come un personaggio “cattivo”, dal passato oscuro e con delle difficoltà a rendersi conto dei propri sentimenti. Proprio per questo motivo, scoprirli insieme a lui durante i capitoli narrati con il suo punto di vista, rende il suo sviluppo più chiaro e ben delineato. Il passaggio tra le azioni dettate dalla vendetta e la realizzazione dei suoi sentimenti si scopre capitolo per capitolo, quando gli iniziali soprusi lasciano pian piano spazio a gesti di affetto e considerazione.
Per quanto riguarda Lucrezia, la mia opinione è che potesse essere delineata meglio, anche se temo soffra di un problema comune tra le protagoniste femminili di questo genere: si limita ad essere succube degli eventi.
Durante i suoi pov la sentiamo inveire e lamentarsi ma poi, all’atto pratico, si limita a lasciare che gli eventi le scorrano addosso. Non solo non si ribella quasi per nulla, ma ha anche bisogno dell’intervento di altri personaggi secondari, come Lito, il fratello di Matteo, per cambiare i suoi sentimenti nei confronti di Matteo. È questa la parte che ho apprezzato di meno. Mi ha lasciato la sensazione che nemmeno innamorarsi di lui sia stata per davvero una sua scelta, ma solo l’ennesimo evento a cui lei si è adeguata.
«Avrei dovuto scappare, invece sono rimasta. Avrei dovuto lottare, invece ho ceduto. Non avrei assolutamente dovuto desiderarlo, invece l’ho desiderato con tutta me stessa.»
Doppio pov: scrittura semplice e fresca
La storia è narrata in prima persona, alternando il punto di vista di Lucrezia a quello di Matteo. Ho apprezzato molto la penna dell’autrice, estremamente semplice e scorrevole, rende il libro molto piacevole da leggere e mi ha permesso di finirlo piuttosto velocemente. La mia impressione durante la lettura è stata proprio di una ventata d’aria fresca, con i discorsi sconci come unico punto che ho trovato un po’ ripetitivo, ma è probabilmente solo gusto personale. Il fatto che la scrittura alleggerisca il libro, permette di godere di più della trama, anche nei momenti che affrontano argomenti difficili o ambigui.
Celia Aaron convince?
In conclusione, sebbene questo libro appartenga senza dubbio al genere dark romance, lo ritengo un ottimo punto di partenza per chi vuole iniziare ad esplorare questo mondo e non sa da dove cominciare. Un’ottima scrittura e una storia sì costruita su fondamenta facilmente ritrovabili in altri libri di questo stampo, ma che funziona bene e non esagera nell’esplorare gli abissi del dark.
4.0 out of 5.0 stars