Buongiorno, readers! Sapete cosa amo particolarmente di questo periodo dell’anno? Questo è il momento in cui tiro le fila delle letture fatte l’anno scorso, che costituiscono la base per quelle di quest’anno. Sono riuscita a leggere un classico della letteratura francese, dopo anni e anni passati sullo scaffale, che mi ha dato cosĂŹ tanta soddisfazione da spingermi a leggere un classico ogni anno! Ho anche letto qualche romanzo dalle tinte noir, quest’anno, ed è proprio in quel campo che voglio portarvi oggi. Eh sĂŹ, perchĂŠ il 2024 è stato l’anno in cui ho potuto di nuovo leggere un romanzo di Fred Vargas: Sulla pietra!

Sulla pietra: Bretagna, stiamo arrivando!

Un rapimento, svariati delitti e un assassino, forse mancino forse no. Saranno solo leggende e superstizioni ma, da quando è ricomparso il fantasma dello Zoppo, in Bretagna le sciagure non si contano più. A sei anni da “Il morso della reclusa”, torna Fred Vargas con uno dei personaggi capolavoro del noir, lo svagato e visionario Jean-Baptiste Adamsberg, commissario del XIII arrondissement di Parigi.

Il guardacaccia Gaël Leuven era un marcantonio solido come uno scoglio bretone, ma per ucciderlo sono bastate due coltellate al torace. A Louviec lo conoscevano tutti. Compreso Josselin de Chateaubriand (forse discendente di quel Chateaubriand), il nobilastro dall’abbigliamento eccentrico che adesso è il principale sospettato.

Richiamato in Bretagna dal commissario locale, Adamsberg si addentra nelle numerose ramificazioni del caso. Ma pur perdendosi come di consueto in false piste e digressioni mentali, in osservazioni prive di qualunque nesso con l’indagine, c’è da scommettere che anche questa volta verrà a capo del groviglio di omicidi ed efferatezze. Grazie alle sue illuminazioni proverbiali ma anche, forse, all’energia ancestrale dei menhir.


Facciamo un passo indietro

Ormai, se mi conoscete da un po’, sapete che per fortuna (mia e altrui) di lavoro non faccio la venditrice.
Tutto questo per dirvi: non partite da questo libro se non avete idea di chi sia Jean-Baptiste Adamsberg, lo spalatore di nuvole a capo del tredicesimo arrondissement di Parigi.

Il primo libro in cui compare questo affascinante figuro è L’uomo dei cerchi azzurri (oggi tanti link di Amazon per voi!), tuttavia non è uno dei miei preferiti, quindi il mio consiglio – vi vedo, tuttə voi, lĂŹ a borbottare qualcosa di brutto e cattivo contro la sottoscritta, ma giuro che ci sto arrivando – è di bypassare senza sensi di colpa il primo volume e di buttarsi tra le pagine di L’uomo a rovescio.

O, se siete puristə dell’ordine di lettura, di concedergli una seconda chance nel caso in cui il primo non vi avesse convintə del tutto. Un ulteriore dettaglio per convincervi: le edizioni economiche costano poco piĂš di 11€ e, francamente, io non me lo ricordo piĂš il tempo in cui i romanzi costavano cosĂŹ poco.

Un’altra opzione, da non escludere, è quella di conoscere l’altra faccia dei romanzi gialli di Vargas: quella dei tre storici, di cui vi innamorerete follemente senza possibilitĂ  di scampo. Marc, Mathias e Lucien sono i bizzarri protagonisti della trilogia dei Tre Evangelisti, che inizia con Chi è morto alzi la mano. Vi dico solo che io li so a memoria, al punto da aver trovato una citazione al volo semplicemente aprendo un volume, ma questo non mi fermerĂ  dal rileggerli ancora una volta e dall’innamorarmi di nuovo.

Questa strada, a mio parere, è la piÚ facile: meno spigolosi, impregnati di una confusione ben piÚ ordinata rispetto ad Adamsberg ma non per questo meno affascinanti, potrebbero essere il veicolo giusto per addentrarsi nella Parigi di Vargas. Ma non siamo qui per parlare di loro, quindi torniamo sul nostro amato commissario.

Il fascino dei libri di Fred Vargas

Come avrete capito, le pagine di Sulla pietra ci trasportano in Bretagna, in uno dei suoi paesini dell’entroterra. Louviec è un luogo inventato, ma non è distante da Combourg, comune di poco meno di seimila abitanti famoso per il suo castello, menzionato anche da Chateaubriand nel suo Memorie d’oltretomba. È nei boschi di Combourg che sono diventato chi sonoÂť, scrive Chateaubriand, che ci parla anche dei fantasmi che popolano il castello. Uno tra tutti, lo spettro del Conte di Combourg, che vaga per le stanze con la sua gamba di legno.

È questo il punto di partenza di questa storia: quando si tratta di Vargas, c’è sempre un leggenda o una diceria su cui la narrazione affonda le sue radici. Basti pensare che uno dei personaggi che abitano la cittĂ  di Louviec è proprio Josselin de Chateaubriand, che si dice che sia proprio un discendente di quel Chateaubriand a cui tanto assomiglia.

Nei paesini, si sa, sembrano sempre tutti colpevoli: per il commissario e gli agenti scelti che lo accompagnano in questa missione – una su tutti, l’infaticabile Retancourt, faro dell’Anticrimine nonchĂŠ, purtroppo, (quasi) unico personaggio femminile degno di nota in questa saga – la sfida comprende non solo la ricerca del colpevole, ma anche la capacitĂ  di individuare tutte le false piste.

È questo, forse, l’elemento di novitĂ  di questo romanzo, rispetto ai precedenti: l’autrice si concede di trascinare ə lettorə in direzioni diverse, come a voler nascondere le tracce e rendere piĂš difficile ricordare tutti i dettagli importanti. Un gioco a cui ci si presta volentieri, ben consapevoli che, alla fine del volume, tutti i tasselli andranno al loro posto.

Sicuramente, l’aspetto dei romanzi dell’autrice che piĂš apprezzo è che ogni volta, chiuso il libro, vieni colpitə dal bisogno irrefrenabile di scovare i dettagli, scoprire cosa è farina del suo sacco e cosa è leggenda locale, ed è successo per tanti suoi romanzi: Nei boschi eterni e La cavalcata dei morti ci portano nei boschi della Normandia, Sotto i venti di Nettuno ci trascina fino in Quebec; in Un luogo incerto partiamo da Highgate (il cimitero di Londra, che chiamerete Higegat come Adamsberg per tutta la vita) e siamo costrettə ad andare fino in Serbia, per capirci qualcosa.

Uso il termine capire per un motivo ben preciso: perchÊ i casi raccontati nei libri di Vargas sono semplici e il lettore, se vuole, può partecipare alle indagini, affinare le sue capacità, cercando di scoprire il colpevole prima che lo faccia il commissario.

Non solo Adamsberg

Intorno alla figura del commissario si muovono i colleghi del XIII arrondissement. Alcune sono figure quasi di contorno, sebbene presentino sempre qualche particolaritĂ , altre come Danglard e Retancourt hanno invece un certo spessore.

Per questo motivo vi invito a non partire da qui, se non avete mai letto nulla di suo: alcuni dettagli, proseguendo con i volumi, vengono dati per scontati e sarebbe un peccato perderseli per strada. Ma, soprattutto, in Sulla pietra è poco centrale la figura di Danglard e, per quanto io ne abbia compreso il motivo, sarebbe un peccato se ve lo perdeste, perchÊ trovo che sia un personaggio eccezionale (quasi sempre).

Consiglio questa narrativa noir?

Un appello a tuttə quelli che hanno comprato questo libro, ma hanno letto un po’ di recensioni negative e quindi non si sono ancora decisə a leggerlo, o a quellə che hanno aspettato sei anni per leggere un nuovo Vargas e hanno paura di rimanerne delusə: a me è piaciuto tantissimo.

Mi è piaciuto cosĂŹ tanto che giravo con un quadernetto su cui scrivevo tutte le mie teorie e odiavo non poterne parlare con mio marito perchĂŠ non lo aveva ancora letto e ho passato piĂš di mezz’ora a passeggiare con un’amica analizzando con lei ogni dettaglio.
Io non lo so se è davvero cosÏ facile beccare il colpevole a sto giro e sono una broccola io, ma fidatevi: vale il viaggio.

E poi insomma, solo perché il penultimo uscito è un piccolo capolavoro, non possiamo certo rimanere delusə da qui in avanti ogni volta che ne sforna un altro.

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Simona!

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