Buongiorno, readers! Oggi vi parlo della lettura che ha accompagnato i primi giorni di quest’anno: un romanzo dolce, commuovente, che parla della voglia di ricominciare e della necessitĂ di reinventare se stessi per scoprirsi di nuovo. Sto parlando di “Il faro che custodiva i libri” di Sharon Gosling, edito in Italia da Garzanti.
Il faro che custodiva i libri di Sharon Gosling
Prima di arrivare in quel paesino della Scozia, Rachel si sentiva senza una direzione, sballottata come il vento che soffia nella brughiera. Poi, tra i tetti delle case, ha intravisto un faro dalle cui finestre filtrava una luce calda ed è entrata. Tutto si aspettava, tranne l’odore inebriante dell’inchiostro e i dorsi colorati di decine e decine di libri.
Quel faro, in realtĂ , è una libreria. Non solo, è il luogo in cui Rachel riesce finalmente a trovare la pace, spostando i volumi da uno scaffale all’altro e offrendo una tazza di tè agli abitudinari clienti che entrano per chiedere consiglio.
PerchÊ Rachel conosce bene il potere terapeutico delle storie. Eppure, quando riceve una misteriosa lettera che la riporta al suo doloroso passato, è costretta a rimettere tutto in discussione.
Il faro non è piÚ un posto sicuro.
Forse farebbe meglio a fuggire ancora, lasciandosi dietro tutte le persone che le sono entrate nel cuore. Ma Rachel non sa che la libreria cela un segreto. Una stanza nascosta che potrebbe essere la risposta ai suoi problemi. PerchÊ, qualche volta, scappare può essere la soluzione piÚ semplice, ma restare è quella piÚ coraggiosa.
Il fascino dei fari
Sono stata molto fortunata: questo libro mi è stato regalato da un’amica a cui tengo molto, una delle mie persone preferite in assoluto, e questo ha spazzato via ogni tentennamento stessi dimostrando all’idea di leggerlo. La ragione era anche abbastanza sciocca: i libri con la parola libri nel titolo (o librerie) mi fanno sempre storcere il naso, perchĂŠ sembrano volermi suggerire una storia sempre uguale alle altre: la bella ragazza che arriva nella cittadina, apre una libreria, trova l’amore. Ah, che fantasia! (SĂŹ, certo, in realtĂ sono solo invidiosa perchĂŠ vorrei farlo anche io!)
Ma questo romanzo – scelto anche dal gruppo di lettura organizzato da una biblioteca dei dintorni – sembrava poter offrire qualcosa di diverso, e cosĂŹ è stato. Innanzitutto, oltre alla parola libri c’è anche la parola faro, e io adoro i fari. Se una parola poteva avere il potere di farmi desistere dalla lettura di un testo, allora potevo donare a un’altra la capacitĂ di farmi restare, non pensate?
E poi, ammettiamolo: noi lettori ci crediamo, al potere terapeutico delle storie. E se lo dice la trama…
Un romanzo corale
Ci troviamo in una small town scozzese, esattamente il tipo di paesino che si vede in tutti i film ambientati da quelle parti. L’autrice, Sharon Gosling, vive in una cittadina della Cumbria, nel nord dell’Inghilterra, e forse proprio per questo le due descrizioni risultano cosĂŹ credibili: Il faro che custodiva i libri è esattamente quel tipo di libro che ti fa venire una voglia incredibile di fare le valigie e di prenotare un biglietto di sola andata per Edimburgo.
In questo paesino, pagina dopo pagina, impariamo a conoscere i personaggi che si muovono tra le sue strade. La protagonista del romanzo è Rachel, che lavora nella libreria situata all’interno del faro, ma non è certo una donna che ama le attenzioni, e forse anche questo la spinge a passare generosamente il testimone agli altri, per lasciar brillare ognuno di loro della propria luce: Rachel, infatti, ha un passato oscuro di cui nessuno sa nulla, ma tutti l’adorano per ciò che ha dimostrato di essere nel suo presente, invitando anche noi lettori a fare lo stesso con chi incrociamo nella nostra vita, ad apprezzare il qui e ora senza essere invadenti su ciò che era e non è piĂš.
Uno di quelli che dovrebbe impararlo, in effetti, è Toby, un giornalista appena arrivato in cittĂ per scrivere le sue memorie – compito nient’affatto semplice, visto che soffre di PTSD.
Intorno a loro, come catturati in un’armoniosa danza, si muovono i personaggi secondari, che a volte ho trovato quasi piĂš interessanti dei protagonisti: Edie ed Ezra, due vicini di casa divisi da un muretto importantissimo, visto che sembra l’unica cosa in grado di impedire alla capretta di uno dei due di fiondarsi nel giardino altrui, Cullen, il proprietario della libreria e Gilly, una ragazzina difficile e testarda che piĂš di tutti mi ha rapito il cuore, mettendoci radici.
Non chiamatelo small town romance
Andiamo avanti per stereotipi, che sembrano essere il fulcro di questa recensione: io amo i romance. Voi lo sapete. Un libro con una copertina cosĂŹ, dai colori pastello, con una trama che finisce con il concetto di “coraggio di restare”, ecco, non può che essere un romance, giusto? Sbagliato.
Il faro che custodiva i libri è molto di piÚ, e ne sono stata piacevolmente stupita. Ti affezioni cosÏ tanto a tutti i personaggi che non desideri altro che stiano tutti bene. Come se fossero davvero tuoi amici, come se fossero persone vere.
La storia narrata non è forse delle piĂš originali sul mercato, ma mi ha dato l’idea di non avere certo la pretesa di esserlo: anzi, si propone come una lettura comfort, un caldo abbraccio in cui rifugiarsi quando fuori il clima è freddo e tutto ciò di cui hai bisogno è un buon libro e un tè caldo, magari.
In conclusione
Ho avuto il piacere di leggere questo libro insieme a uno stretto gruppo di persone, con cui mi sono ritrovata una sera per confrontarmi su tutto ciò che avevamo provato durante la lettura. Credo che sia stata la lettura perfetta: sono usciti tanti spunti e, per quanto i commenti non fossero nel tutto positivi, un libro che ti spinge a parlare della sua struttura e dei suoi personaggi per due ore, credo che sia riuscito nel suo intento iniziale: unire le persone, esattamente come quelle incastrate tra le sue pagine.
4.0 out of 5.0 stars