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Oggi mi sono svegliata ottimista. Oggi, voglio vivere in un mondo in cui alla domanda “hai letto qualcosa di carino, di recente?” posso rispondere con il titolo di un romance, senza essere guardata male, derisa, giudicata. Insomma, oggi voglio vivere nel mondo delle fate, e dirvi che ho appena finito di leggere Qual è il problema, Myrtle? di Alice, pubblicata da Nirvana Pub me, che ho trovato davvero carino, e in realtà non è che io abbia proprio appena finito di leggerlo, ma è uno di quei libri che hanno bisogno di decantare un po’, perché ti regalano un pezzetto in più, e tu quel pezzetto devi capire come utilizzarlo al meglio.

Qual è il problema, Myrtle? di Alice: una storia a due voci

CADE Voglio che tutto sia perfetto. La carriera, la vita, persino la mia scrivania ordinata come un tempio zen. E finora, tutto fila liscio.

Fino a quando lei —Myrtle Gotobedde — entra nella mia vita e trasforma il mio ufficio in un campo di battaglia di colori, idee folli e caos emotivo. È brillante, creativa, e con una lingua tagliente che mi spiazza ogni volta.

Ah, e ha anche delle cicatrici che non la definiscono, ma che sembrano dirle che non può avere tutto. Ecco, magari dovrei spiegarle che nella mia testa lei ha già tutto. Anche me. 

MYRTLE Lavoro per Cade Fairchild, alias “Signor Perfezione con lo smoking sempre impeccabile e i capelli da copertina”.

Lui è il capo che ogni assistente dovrebbe temere: rigido, esigente e — dannazione — di una bellezza imbarazzante.

E io? Sono l’assistente un po’ stramba, un po’ impacciata, quella che arriva in ritardo perché ha troppi pensieri in testa e troppe cicatrici nel cuore. Lui non dovrebbe nemmeno guardarmi. Invece lo fa. Mi guarda come se vedesse oltre ogni mia insicurezza. E questo… questo è un problema. Perché quando Cade mi guarda, mi fa venire voglia di crederci di nuovo. 

Un lavoro che potrebbe cambiare tutto, una sfida che non hanno scelto e un’attrazione che nessuno dei due vuole ammettere… per ora. 


Office romance: Incontrarsi a metà strada

Inizierò raccontandovi della conversazione avvenuta con una mia amica qualche giorno fa, quando avevo da poco conosciuto i due protagonisti di questa storia. Anche lei stava leggendo un romance e – a differenza mia – stava fiutando una delusione in arrivo. I trope ci aiutano a scegliere le nostre letture, ma sta a chi c’è dietro quei romanzi convincerci che non sia una storia uguale a tutte le altre.

Qual è il problema, Myrtle? è un office romance. Lui è il capo, lei la sua assistente. Siete pront* a essere travolt* da una valanga di cliché? E invece no, perché se Cade – almeno a prima vista – può essere considerato un capo come tutti gli altri, di certo Myrtle non corrisponde alla sua e nostra (ammettiamolo!) immagine di segretaria/assistente sexy da serie tv americana.

Workplace: assistente e capo

Myrtle sa di non essere quel tipo di assistente. Lei non vuole nemmeno farla, l’assistente!, vuole illustrare libri per bambini, sa benissimo di non essere né adatta né qualificata. E farà di tutto per chiarirlo a Cade, il quale la trova così una ventata di aria fresca che decide di assumerla su due piedi. Anche se non sa fare niente.

A questo punto, ci viene chiesto implicitamente di sospendere un po’ il giudizio: in questo mondo alla costante ricerca di sempre più skills, in cui sei sempre troppo qualificato e loro non vogliono pagarti poi così tanto, uno come Cade è un miraggio. Un uomo che sa andare oltre alle apparenze, forse, o che ha bisogno di quel vento, di quel cambiamento, di quella scossa che solo fare una scelta azzardata può dare.

E, come immaginate, Myrtle è molto di più di quello che sembra. Nel bene e nel male, perché si porta dietro un bagaglio di traumi che non sembra voler condividere con nessuno, figuriamoci con il suo capo.

Abituata a non essere inclusa dai tempi delle cheerleader al liceo (e sicuramente più credibile di quando Taylor Swift lamentava she’s Cheer Captain, and I’m on the bleachers), è così abituata a farcela da sola che non è molto capace di chiedere aiuto.

Come possono due persone così opposte trovare un punto d’incontro?

Solamente trovandosi a metà strada.

La terapia

Ora veniamo alla parte che preferisco: Myrtle non è molto brava a chiedere aiuto, sono sicura che se leggerete questo romanzo sarete (almeno in parte) d’accordo con me. Però Myrtle fa una cosa che la posiziona giù anni luce davanti a molt* di noi: va in terapia. Chiede aiuto a qualcuno di qualificato, anche se non riesce ad avvicinarsi nemmeno a un collega per chiedere un’informazione.

Questo punto è fondamentale per capire un po’ di più la nostra protagonista: Myrtle è estremamente realistica – dai ringraziamenti noterete quanto l’autrice abbia ben chiaro di cosa stia parlando, ma non ve ne svelo il motivo -, così tanto da avermi dato sui nervi più di una volta.

Cade, la sua controparte, spesso fatica a capirla, apparendo quasi una red flag (scusate, va tanto di moda, non so se lo uso in modo corretto), quando la verità è che nessuno ha un libretto di istruzioni in mano per capire gli altri, e certe persone sono più difficili. L’importante, a mio parere, è non cedere.

Il giusto equilibrio tra leggerezza e riflessioni

Sicuramente posso dire di aver trovato, tra le pagine di questo libro, molto di più di quello che pensavo e questo mi è piaciuto molto: i miei preferiti sono sicuramente i libri che nascondono messaggi importanti dietro battute divertenti, che non devono distruggerti il cuore per farti riflettere su un determinato argomento. Ho adorato i battibecchi tra i due protagonisti, mi hanno strappato più di una risata e hanno permesso al romanzo di non scivolare mai nel dramma eccessivo.

Avrei preferito, forse, un po’ più di varietà nei personaggi secondari. Sono tanti, anche se non troppi, ma mi è sembrato che avessero tutti una voce poco definita e che le loro side stories si siano risolte un po’ troppo velocemente. Ma ci tengo a precisare di aver letto una copia non definitiva, quindi può essere che voi, al momento della lettura, abbiate una sensazione diversa a riguardo!

4.0 out of 5.0 stars

Simona

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